mercoledì 5 ottobre 2011

Vetralla Cenni storici

Secondo la leggenda e la fervida fantasia di uno storico vetrallese del Settecento, Luigi Serafini, la fondazione di Vetralla sarebbe avvenuta ad opera nientemeno che del mitico Noè il quale, sceso dall'Arca arenatasi sulle alture di Valle Cajana, avrebbe approfittato dell'ottimo vino prodotto da queste parti per rinfrancarsi delle bibliche fatiche del diluvio. Per questo grappoli d'uva e tralci di vite campeggiano in bella evidenza nello stemma comunale.
Vetralla è situata tra le pendici del Monte Fogliano (963 metri) e le ampie distese tufacee che degradano verso il mare proprio all'incrocio di tre grandi arterie viarie romane: la Clodia, la Cassia e l'Aurelia.
Un'altra ipotesi vorrebbe, invece, che il villaggio fosse stato fondato dai Galli della Scizia che lo avrebbero chiamato Veter Galla (Vecchia Gallia).


Quello che è certo è che Vetralla era, in origine, un pagus villanoviano, come sembra attestare la presenza di tombe a fossa risalenti all'VIII e VI secolo a.C. rinvenute a Cerracchio e Poggio Montano.

Nel periodo etrusco Vetralla è, probabilmente, uno dei tanti piccoli insediamenti sparsi nella zona: nelle sue immediate vicinanze, oltre a Norchia, troviamo tracce di insediamenti in località Grotta Porcina (VI secolo a.C), Monte Panese e Valle Cajana.
Nel periodo romano il centro viene progressivamente abbandonato in favore del vicino Forum Cassii. La stazione di sosta, divenuta un vero e proprio centro abitato con tanto di locande, scuderie, mercato e addirittura una corte di giustizia, conosce a sua volta un progressivo abbandono nei secoli VII - VIII a seguito delle invasioni barbariche.
A questo periodo risale la nascita del nucleo originario dell'attuale Vetralla: un piccolo castrum realizzato per esigenze difensive sullo sperone roccioso che si affaccia sulla valle di S. Antonio.
A seguito della donazione di Sutri (728) Vetralla ed il suo territorio entrano a far parte del Patrimonio di S. Pietro. Data la posizione strategica lungo la Consolare Cassia, a costituire l'ultimo tratto della famosa via Francigena, il centro subisce periodiche distruzioni: una di queste avviene tra il 1110 e il 1134 ad opera dei Viterbesi.
Ricostruito ospita, nel 1145, papa Eugenio III che proprio da Vetralla bandisce ufficialmente la Seconda Crociata.
Il feudo viene, quindi, concesso agli Orsini e dal 1345 ai Prefetti di Vico che, un secolo dopo, vengono cacciati ad opera del cardinale Vitelleschi.
Dopo essere appartenuto agli Anguillara, torna sotto la giurisdizione della Chiesa.
I Vetrallesi sembrano accettare di buon grado la protezione della Santa Sede anche se non mancano episodi di intolleranza. Uno di questi viene ricordato negli annali col nome di Vespri vetrallesi ed ha luogo nel 1493 ai tempi del cardinale governatore Giovanni Borgia, nipote di Papa Alessandro VI.
Il 4 aprile 1783 Vetralla ottiene da Pio VI il titolo di "città" e durante la dominazione francese diviene capouogo del Cantone dei Cimini.
Per tutto l'Ottocento la città vede il passaggio sul proprio territorio di Austriaci, Russi e Napoletani ed in numerose occasioni è coinvolta nelle vicende del Risorgimento Italiano.
Dal 1470 si è praticato l'uso di confermare, con atto pubblico, l’8 maggio di ogni anno  il possesso del monte Fogliano da parte dei Vetrallesi. L'8 maggio, in occasione della festa che celebra l'apparizione di San Michele Arcangelo, il sindaco di Vetralla, accompagnato da altri rappresentanti del Comune e da una folla di "testimoni", si reca nel bosco antistante il convento di Sant'Angelo, sul monte Fogliano, per rogare l'atto di ricognizione e di possesso che la popolazione vetrallese ha su Sant'Angelo e sull'intero bosco. Il rituale si svolge al cospetto di un cerro secolare, inghirlandato a festa con fiori, ginestre, narcisi e un velo da sposa. E' l'occasione per una passeggiata tra i boschi e la visita del convento. La storia racconta che nel 1432 papa Eugenio IV donò i possedimenti del monte Fogliano al popolo di Vetralla; la proprietà dei boschi, oggetto di lunghe e aspre contese tra gli abitanti di Viterbo e di Anguillara, fu confermata nel 1544 da una sentenza della Sacra Rota tre secoli dopo.


Nessun commento:

Posta un commento